Al secolo
Antonio Michele Ghislieri. Pontefice dal gennaio 1566 al maggio
1572. Entrò nell'ordine domenicano nel 1518 e prese gli ordini
sacerdotali nel 1528. Fu docente di Teologia nelle università di Genova e
Pavia e in questa città iniziò la carriera di inquisitore: per la
Lombardia prima e, dal 1551, per l'Inquisizione romana. Apprezzato per la sua
intransigenza da Paolo IV, fu da questi nominato vescovo di Sutri e Nepi nel
1556 e, l'anno seguente, creato cardinale. Nel 1558 fu elevato al grado di
grande inquisitore. Inviato come vescovo a Mondovì da Pio IV, vi rimase
defilato durante il pontificato di quest'ultimo; alla sua morte nel 1565, fu
eletto con l'appoggio di Carlo Borromeo.
P. mantenne come pontefice la
medesima intransigenza nei confronti propri e altrui, introducendo nella curia
una stretta austerità di costumi. Combatté a fondo nepotismo e
simonia; rese obbligatoria la residenza per vescovi e parroci nelle rispettive
diocesi e parrocchie; si adoperò per la stesura finale e la pubblicazione
del
catechismo romano, del
breviario e del
messale
già abbozzati dal suo predecessore. Curò con intransigenza la
diffusione e l'applicazione dei dettati tridentini, che promosse anche con
visite personali (nella diocesi romana) e l'invio di visitatori apostolici nelle
diverse diocesi. Fu assai oculato nell'assegnazione di vescovadi e di titoli
cardinalizi, pretendendo dai candidati prove di specchiata moralità. Rese
ancora più dura l'attività repressiva e antiereticale
dell'Inquisizione in una campagna che vide tra le vittime più illustri
Pietro Carnesecchi e Aonio Paleario. Verso gli Ebrei inaugurò una
politica di ghettizzazione, permettendo loro la residenza solo in alcune zone
della capitale e in nessun altro luogo dello Stato pontificio. Creò la
Congregazione dell'Indice e fondò numerosi seminari e collegi (tra cui il
Ghislieri di Pavia), soppresse l'ordine degli Umiliati che si opponeva in
Lombardia alle riforme del cardinale Borromeo. Anche nei suoi interventi
all'estero mostrò una dura avversione teologica e politica per le
dottrine riformate: mandò milizie pontificie in Francia, in sostegno ai
Guisa e contro gli Ugonotti; sostenne i massacri perpetrati dal duca d'Alba
nelle Fiandre; si scontrò con Filippo II di Spagna per le sue
intromissioni in campo religioso e con Massimiliano II giudicato troppo debole
con i protestanti; scomunicò la regina Elisabetta cercando di spingere
sul trono la cattolica Maria Stuarda. Promosse con tutte le sue forze una lega
antiturca, di cui riuscì a vedere la vittoria a Lepanto nel 1571.
Morì l'anno seguente: dopo un secolo fu beatificato da Clemente X e
santificato nel 1712 da Clemente XI. Gli successe Gregorio XIII. Festa: 5 maggio
(Bosco Marengo, Alessandria 1504 - Roma 1572).